Di seguito la trascrizione integrale dell’intervista al direttore del CRIEP Luciano Greco ad opera di Filippo Tosatto per Il Mattino di Padova
Parla Greco, direttore del centro di ricerca sull’economia pubblica: “Non è una manovra federalista. Serve un piano finanziario improntato a risparmi di spesa e non al trattenimento delle imposte”
«La programmazione a medio termine del Governo non prevede risorse aggiuntive a sostegno dell’autonomia differenziata mentre la riforma fiscale all’orizzonte impatterà notevolmente sulle amministrazioni locali, con le incognite conseguenti in materia di Irpef e Irap. Perciò, a sostegno del progetto federalista, occorre un piano finanziario credibile, improntato a maggiore efficienza e risparmi di spesa anziché al trattenimento delle imposte: viceversa, il via libera del Parlamento all’autonomia resterà un miraggio», Parole dell’economista Luciano Giovanni Greco, docente di Scienza delle finanze a Padova e direttore del Criep, il Centro di ricerca sull’economia pubblica che raggruppa le università venete.
Professore, lei intravede nubi minacciose ma il disegno di legge Calderoli, che include le coperture finanziarie della riforma, procede spedito in commissione e il suo approdo in aula è atteso in avvio del 2024, nel rispetto del cronoprogramma ministeriale concordato dagli alleati di governo…
«Distinguiamo i piani. Il testo legislativo segue il suo percorso, ma rischia di rivelarsi un’illusione. Dalla nota d’aggiornamento al Def si apprende che l’anno prossimo il deficit di bilancio aumenterà. La correzione dei conti pubblici successiva all’emergenza pandemica è stata, sostanzialmente, posticipata al 2026. La manovra comunque espansiva cerca di dare a famiglie e imprese più di quanto prelevi; e sostiene una serie di progetti, in primis il taglio del cuneo fiscale: tra questi però non figura l’applicazione dell’autonomia differenziata, cioè l’erogazione di fondi adeguati alle maggiori competenze rivendicate e riconosciute alle Regioni»,
Luca Zaia scommette su un’assunzione di responsabilità e nuovi poteri che consentano di minimizzare gli sprechi, ottimizzare la spesa e rilanciare gli investi-menti, così da favorire l’incremento del Pil veneto, con i benefici derivanti dalla compartecipazione alle accresciute entrate fiscali.
«Non credo sarà possibile. L’idea di crescere e arricchirsi trattenendo un pezzetto di lrpef cozza con le esigenze di bilancio del Governo che a fine legislatura, sempre che l’Europa non solleciti tempi d’intervento più ristretti, dovrà inevitabilmente ridurre il debito pubblico e certo non potrà allargare i cordoni della borsa».
Ma l’autonomia differenziata non è un capriccio o una regalia, è una facoltà prevista dalla Costituzione.
«Certamente e io, pur non essendo un fan del federalismo, ne comprendo le ragioni e le aspirazioni, perciò suggerisco una via praticabile che eviti l’insabbiamento. L’autonomia deve mettere in campo una proposta a equilibrio di bilancio: non più soldi ma più efficienza. Serve un progetto serio, ragionato, che non moltiplichi i centri di spesa spaventando i mercati e aggravando i conti».
La strada maestra?
«Un’amministrazione virtuosa, che non insegua i residui fiscali e rinunci al sogno altoatesino: in questo Paese indebitato, la perequazione solidale, prima ancora che un valore repubblicano, è una necessità materiale. lo indicherei il modello della sanità, già in gran parte regionalizzata:
spesa storica, determinazione del fabbisogno e fondo nazionale ripartito da Nord a Sud. Un po’ laborioso ma funziona, lo estenderei anche all’altro asset principale del federalismo, l’istruzione».
Ma in tal modo si perpetua il divario beffardo tra chi amministra con rigore e chi spreca…
«No, chi agisce con oculatezza za sarà premiato dall’introito di una parte dei quattrini risparmiati e potrà reinvestirli. Inoltre, i criteri di assegnazione saranno tarati sulle Regioni benchmark, le più capaci. Le sembra poco? Non dimentichiamo che nel Governo di centrodestra presieduto da Giorgia Meloni, i fautori del federalismo sono una minoranza: chiedere la luna fa il gioco di quanti mirano ad affossare il progetto».
Dal suo punto di vista, un’autonomia differenziata rigorosa può agevolare la crescita del Paese?
«Credo possa favorire la sperimentazione di sistemi e approcci diversi e l’adozione dei più funzionali. È quanto avvenuto durante l’emergenza Covid: il modello lombardo ha evidenziato dei limiti, quello del Veneto invece è apparso all’altezza della situazione, divenendo un punto di riferimento nazionale. Ecco, sanità e istruzione sono potenti motori di sviluppo delle Regioni e in quest’ottica la scommessa di fare meglio dello Stato può tradursi in un vantaggio collettivo».